Altruismo
mediato nel cervello umano dal sistema MOR
GIOVANNA REZZONI
NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 02 novembre 2024.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
È sempre difficile, ma oggi non è più improponibile
trovare correlati neurobiologici dei sentimenti umani[1], anche
se i processi molecolari o l’attività di circuiti neuronici associati a ciò che
si prova non possono essere identificati con lo stesso grado di certezza che
abbiamo per reazioni semplici e risposte attivate dai bisogni primari. In
realtà, quando si parla di sentimenti, ci si riferisce a memorie affettive
perduranti che si esprimono come stati di quel livello funzionale che chiamiamo
“psiche”.
Attualmente si indagano le reti cerebrali di grande
scala con la risonanza magnetica nucleare funzionale (fMRI) per cogliere
le attività associate a manifestazioni o espressioni di sentimenti.
Il neuroimaging funzionale in studi recenti
ha suggerito che una rete cerebrale di grande scala trasforma il dolore
percepito da altri in una sua rappresentazione riflessa nel cervello
dell’osservatore, potenzialmente modulando il comportamento di aiuto. Non
si conoscono però le basi neuromolecolari della
rappresentazione riflessa, con le sue peculiarità individuali, così come del
comportamento di aiuto dell’altro sofferente.
Con lo scopo di definire tali basi, Jinglu Chen e i suoi colleghi finlandesi hanno indagato il
sistema dei recettori μ (MOR) umani nel corso dell’aiuto dispendioso, ma
altruistico e disinteressato da parte dei volontari, ottenendo risultati di
sicuro rilievo.
(Chen
J. et al., Endogenous opioid receptor system mediates costly altruism in
the human brain. Communication
Biology – Epub ahead
of print doi: 10.1038/s42003-024-07084-7, October 26, 2024).
La provenienza degli autori
è la seguente: Turku PET
Centre, Turku University Hospital and University of Turku, Turku (Finlandia); Turku
Institute for Advanced Studies, University of Turku, Turku (Finlandia);
Department of Medical Physics, Turku University Hospital, Turku (Finlandia);
Department of Radiology, Turku University Hospital, Turku (Finlandia); The Netherlands
Institute for Neuroscience, KNAW Research Institute, Amsterdam (Paesi Bassi); Department of Psychology,
University of Amsterdam (Paesi Bassi); Department of
Psychology, University of Turku, Turku (Finlandia).
Dagli anni Sessanta, ininterrottamente, si indicano,
si diffondono e si celebrano modelli civili e mediatici di individualismo,
spacciati per progresso, espressione di “modernità” o dato sociologico a cui
uniformarsi; pertanto non meraviglia che nelle società dei nostri giorni i
comportamenti ispirati alla solidarietà, alla condivisione sociale e alla
compassione siano sempre più rari, nonostante il gran numero di associazioni
non-profit, come si suole dire, “impegnate nel sociale”. Questo cambiamento
epocale – particolarmente evidente nel nostro paese che ha sempre avuto
tradizioni di sensibilità e aiuto del prossimo, probabilmente per le profonde
radici cristiane, sempre più spesso recise dalle nuove generazioni – induce a
meravigliarsi per quanti lavori si stanno compiendo sull’empatia e sul conseguente
comportamento di supporto e ausilio di persone che soffrono.
Jinglu Chen e gli altri autori dello studio qui recensito
hanno indagato, in condizioni di altruistico ma dispendioso aiuto degli altri,
il sistema recettoriale endorfinico MOR (μ-opioid receptor). La densità dei recettori del sistema
MOR è stata misurata impiegando [11C]carfentanil.
In un diverso esperimento condotto mediante l’osservazione in risonanza
magnetica funzionale (fMRI), i partecipanti potevano donare denaro per ridurre
il dolore provato per uno shock elettrico a un altro partecipante abbinato.
I volontari erano generalmente motivati e inclini ad
aiutare la persona sofferente e la loro attività cerebrale associata è stata
rilevata nell’amigdala, nell’insula anteriore, nella corteccia
del giro del cingolo nella sua parte anteriore (ACC), nello
striato, nella corteccia motoria primaria, nella corteccia
somatosensoriale primaria e nel talamo, mentre assistevano
alla scena della sofferenza provocata negli altri dall’esperienza dolorosa.
Le risposte emodinamiche sono risultate
negativamente associate alla disponibilità dei MOR nei circuiti mediatori delle
risposte emozionali. La disponibilità MOR era positivamente associata
all’attività nella ACC e nell’ippocampo durante l’intervento di aiuto della
persona sofferente.
Presi insieme, questi risultati suggeriscono che il
sistema endogeno MOR modula i processi necessari nel cervello umano ad
esprimere il comportamento altruistico.
L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e
invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del
sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Giovanna
Rezzoni
BM&L-02 novembre 2024
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scientifica e culturale non-profit.
[1] La parola “sentimenti” è qui
adoperata nel significato italiano corrente e non come traduzione del termine
inglese feelings, che include emozioni come la paura e altre risposte
reattive di cui si conoscono da tempo le basi.